MOZART2006, 29.10.2022
THEATERHAUS STUTTGART
Diana Haller e Vlad Iftinca
THEATERHAUS STUTTGART
Diana Haller e Vlad Iftinca
Vale sempre la pena di venire ad ascoltare un Liederabend di Diana Haller, perché la cantante fiumana ha la rara qualità di saper impaginare programmi sempre originali e assemblati in maniera intelligente nei suoi concerti dedicati a questo genere, molti dei quali tenuti dopo la vittoria nell’ edizione 2013 del Wettbewerb für Liedkunst della Hugo-Wolf-Akademie. Il suo recital al Theaterhaus, nell’ ambito di una nuova rassegna teatrale, letteraria e musicale intitolata Spoken Arts Festival, era un’ ulteriore conferma di tutto questo. Il mezzosoprano croato si esibiva qui insieme a Vlad Iftinca, pianista e direttore romeno che dopo diversi anni di attività al Metropolitan di New York è entrato a far parte dell’ ensemble alla Staatsoper Stuttgart dove lavora come maestro collaboratore e direttore musicale dell’ Opernstudio. Una serata veramente di alto livello, nella quale Diana Haller ha dato un’altra dimostrazione delle sue qualità interpretative e della sua versatilità nell’ affrontare diversi tipi di repertorio, grazie a un’ abilità tecnica ragguardevole nell’ uso del suo strumento unita alla capacità di creare ritratti e atmosfere espressive con un’ attenzione ai particolari del fraseggio che dimostra una personalità interpretativa non comune e notevolmente sviluppata, soprattutto in rapporto alla sua ancora giovane età.
Nei brani del ciclo Canciones Clásicas españolas di Fernando Obradors e nel Poema en forma de canciones di Joaquin Turina si potevano apprezzare i bei colori vocali sostenuti perfettamente dall’ accompagnamento pianistico di Vlad Iftinca in un continuo scambio reciproco di sfumature dinamiche e ritmiche, oltre alla perfetta padronanza dell’ accento che è una delle migliori caratteristiche della Haller, in qualunque lingua canti. Davvero molto notevole per espressività e maturità di fraseggio era anche l’ esecuzione di una scelta di pezzi dalla produzione liederistica di Richard Straus, che toccava i suoi vertici in un’ esecuzione ispiratissima dei celebri Morgen e Zueignung, cantati con accenti di grande intensità espressiva.
Nei Vier Wiegenlieder für Arbeitermütter op. 33 di Hans Eisler su testi di Bertolt Brecht l’ artista fiumana ha messo in mostra una splendida capacità di calibrare l’ emissione in rapporto alla scrittura vocale molto differenziata, spaziante fra inflessioni espressionistiche, spunti derivati dal jazz ed elementi di canto melodico. Il programma si chiudeva con Rossini, forse l’ autore operistico in cui Diana Haller si esprime al massimo delle sue possibilità, e come ci si poteva aspettare la sua interpretazione de La regata veneziana è stata assolutamente esemplare per la giustezza dell’ accento e la precisione del canto di coloratura oltre che per un accento veneto reso in maniera davvero irresistibile. Anche l’immancabile fuori programma era rossiniano e originalissimo è stato il modo in cui la cantante, assecondata in maniera eccellente dalla parte pianistica, ha presentato la Canzonetta spagnola, con le tre strofe rese in maniera spettacolare tramite un effetto di accelerando progressivo un po’ alla maniera di “Les tringles des sistres tintaient” della Carmen. Una serata davvero riuscitissima, dalla quale ho ricavato anche l’ impressione che Diana Haller abbia finalmente trovato in Vlad Iftinca il suo partner pianistico ideale, per la perfetta affinità nel fare musica insieme che i due artisti hanno dimostrato.
Gianguido Mussomeli
Nei brani del ciclo Canciones Clásicas españolas di Fernando Obradors e nel Poema en forma de canciones di Joaquin Turina si potevano apprezzare i bei colori vocali sostenuti perfettamente dall’ accompagnamento pianistico di Vlad Iftinca in un continuo scambio reciproco di sfumature dinamiche e ritmiche, oltre alla perfetta padronanza dell’ accento che è una delle migliori caratteristiche della Haller, in qualunque lingua canti. Davvero molto notevole per espressività e maturità di fraseggio era anche l’ esecuzione di una scelta di pezzi dalla produzione liederistica di Richard Straus, che toccava i suoi vertici in un’ esecuzione ispiratissima dei celebri Morgen e Zueignung, cantati con accenti di grande intensità espressiva.
Nei Vier Wiegenlieder für Arbeitermütter op. 33 di Hans Eisler su testi di Bertolt Brecht l’ artista fiumana ha messo in mostra una splendida capacità di calibrare l’ emissione in rapporto alla scrittura vocale molto differenziata, spaziante fra inflessioni espressionistiche, spunti derivati dal jazz ed elementi di canto melodico. Il programma si chiudeva con Rossini, forse l’ autore operistico in cui Diana Haller si esprime al massimo delle sue possibilità, e come ci si poteva aspettare la sua interpretazione de La regata veneziana è stata assolutamente esemplare per la giustezza dell’ accento e la precisione del canto di coloratura oltre che per un accento veneto reso in maniera davvero irresistibile. Anche l’immancabile fuori programma era rossiniano e originalissimo è stato il modo in cui la cantante, assecondata in maniera eccellente dalla parte pianistica, ha presentato la Canzonetta spagnola, con le tre strofe rese in maniera spettacolare tramite un effetto di accelerando progressivo un po’ alla maniera di “Les tringles des sistres tintaient” della Carmen. Una serata davvero riuscitissima, dalla quale ho ricavato anche l’ impressione che Diana Haller abbia finalmente trovato in Vlad Iftinca il suo partner pianistico ideale, per la perfetta affinità nel fare musica insieme che i due artisti hanno dimostrato.
Gianguido Mussomeli
ONLINE MERKER, 30.06.2021
MIT STILISTISCHEM GESPÜR
Stuttgart Opernhaus - Liederabend Diana Haller
MIT STILISTISCHEM GESPÜR
Stuttgart Opernhaus - Liederabend Diana Haller
Bislang hat die vor rund 10 Jahren aus dem Opernstudio des Hauses hervorgegangene kroatische Mezzosopranistin Diana Haller als Vollblutsängerin – und schauspielerin jede ihrer Rollen vom Barock bis zur Spätromantik zu einem markanten Erlebnis gemacht. Die Verbindung ihres einprägsamen Chiaroscuro-Timbres mit einem enormen Registerumfang und spielerischer Einfühlsamkeit und Hingabe machte nun auch diesen Liederabend vor dem Eisernen Vorhang zur Bühne eines reichhaltigen Gestaltungsvokabulars.
In den „Liedern eines fahrenden Gesellen“ von Mahler spannt sie die schmerzlichen Momente mit ihrer pastosen Ausdruckstiefe in feinen Bögen zu den glücklichen Abschnitten ineinander, lässt Freud und Leid wie z.B. zwischen „Ach wie ist die Welt so schön“ und „Weine um meinen Schatz“ innerhalb des Lieds „Wenn mein Schatz Hochzeit macht“ auf engstem Raum auch mimisch lebendig werden.
Für „5 ausgewählte Lieder op. 40“ von Schumann wählt sie einen passend schlichten Vortrag, indes im Gehalt der Aussage nicht weniger auf den Punkt gebracht, was sich da an Naturbetrachtung, rhythmisch bewegender Beobachtung der Erschießung eines Soldaten und Liebesverrat in wenigen komprimierten Minuten abspielt.
Eine ganz andere Welt dann im zweiten, zum Glück ohne Pause angeschlossenen zweiten Teil (aufgrund eines gewaltigen Gewittersturms mit Dach- und Wasserschäden hätte das Konzert abgebrochen werden müssen). Zuerst „3 Canciones clasicas espanolas“ des nur mit dieser Kunstform hervor getretenen Fernando Jaumandreu Obradors (Barcelona 1897-1945). Von anfänglicher Wehmut, fast düsterem Charakter wandeln sich diese bis zur überschäumenden Lebensfreude. Diana Haller zeigt darin ihre gute Nuancierungsfähigkeit, unterstützt von ihren sauberen Tonansätzen in allen Lagen.
In noch gesteigerter, etwas gelockerter Weise taucht sie auch in „Poema en forma de 5 canciones“ (Ein Gedicht in Form von 5 Liedern) des bekannteren Joaquin Turina ein, lässt die spanische Sprache auf der Zunge zergehen und mischt raffiniert pathetischen Opernton mit fast volkstümlicher Leichtigkeit.
Noch eine Stufe höher kommt in der abschließenden „La regatta veneziana“ ihr Temperament zum Zuge. Als versierte Rossini-Interpretin sind die 3 Gondellieder, in denen Angelina ihrem Liebsten während eines Wettbewerbs Mut zuspricht, ihn anspornt, gar etwas drohend zum Sieg beschwört und ihn schließlich triumphierend feiert, ein Fest an technischer Bravour, auch wenn in einigen schnellen Läufen die Gesangslinie etwas verwischt. Viel wichtiger ist ohnehin, wie sie zwischen raschen Tempowechseln und Tonsprüngen bildhaft die Szene vor Augen führt.
Spätestens jetzt ist Solorepetitor Vlad Iftinca als Begleiter am Flügel zu erwähnen. Er hat sich mit flexibler Mitgestaltung, rhythmischer Genauigkeit und Unterstützung der Singstimme mehr als nur als Begleiter behauptet. Die Fähigkeit nicht nur den eigenen Part, die Korrektheit der Takte und Töne, sondern immer das Große Ganze im Blickfeld zu haben, zeugt wohl auch von seiner Erfahrung als Dirigent, die er nicht nur in Stuttgart bei Rossini-Opern bewiesen hat.
Zwei Zugaben waren fällig, zuerst die „Canzoletta espagnola“ von Rossini mit ihrem fast stupiden, drängend engförmigen Rhythmus, und zuletzt ein weiteres Kleinod von Turina brachten durch die hinreißend herzhafte Servierung die beständig gestiegene Stimmung vollends zum begeisterten Überschwall.
Nach diesen spanischen Exkursen wäre es naheliegend und viel versprechend, wenn sich Diana Haller mal dem Metier der Zarzuela widmen würde, zumal es dem Staatsopern-Repertoire gut täte in diese Richtung erweitert zu werden.
Udo Klebes
In den „Liedern eines fahrenden Gesellen“ von Mahler spannt sie die schmerzlichen Momente mit ihrer pastosen Ausdruckstiefe in feinen Bögen zu den glücklichen Abschnitten ineinander, lässt Freud und Leid wie z.B. zwischen „Ach wie ist die Welt so schön“ und „Weine um meinen Schatz“ innerhalb des Lieds „Wenn mein Schatz Hochzeit macht“ auf engstem Raum auch mimisch lebendig werden.
Für „5 ausgewählte Lieder op. 40“ von Schumann wählt sie einen passend schlichten Vortrag, indes im Gehalt der Aussage nicht weniger auf den Punkt gebracht, was sich da an Naturbetrachtung, rhythmisch bewegender Beobachtung der Erschießung eines Soldaten und Liebesverrat in wenigen komprimierten Minuten abspielt.
Eine ganz andere Welt dann im zweiten, zum Glück ohne Pause angeschlossenen zweiten Teil (aufgrund eines gewaltigen Gewittersturms mit Dach- und Wasserschäden hätte das Konzert abgebrochen werden müssen). Zuerst „3 Canciones clasicas espanolas“ des nur mit dieser Kunstform hervor getretenen Fernando Jaumandreu Obradors (Barcelona 1897-1945). Von anfänglicher Wehmut, fast düsterem Charakter wandeln sich diese bis zur überschäumenden Lebensfreude. Diana Haller zeigt darin ihre gute Nuancierungsfähigkeit, unterstützt von ihren sauberen Tonansätzen in allen Lagen.
In noch gesteigerter, etwas gelockerter Weise taucht sie auch in „Poema en forma de 5 canciones“ (Ein Gedicht in Form von 5 Liedern) des bekannteren Joaquin Turina ein, lässt die spanische Sprache auf der Zunge zergehen und mischt raffiniert pathetischen Opernton mit fast volkstümlicher Leichtigkeit.
Noch eine Stufe höher kommt in der abschließenden „La regatta veneziana“ ihr Temperament zum Zuge. Als versierte Rossini-Interpretin sind die 3 Gondellieder, in denen Angelina ihrem Liebsten während eines Wettbewerbs Mut zuspricht, ihn anspornt, gar etwas drohend zum Sieg beschwört und ihn schließlich triumphierend feiert, ein Fest an technischer Bravour, auch wenn in einigen schnellen Läufen die Gesangslinie etwas verwischt. Viel wichtiger ist ohnehin, wie sie zwischen raschen Tempowechseln und Tonsprüngen bildhaft die Szene vor Augen führt.
Spätestens jetzt ist Solorepetitor Vlad Iftinca als Begleiter am Flügel zu erwähnen. Er hat sich mit flexibler Mitgestaltung, rhythmischer Genauigkeit und Unterstützung der Singstimme mehr als nur als Begleiter behauptet. Die Fähigkeit nicht nur den eigenen Part, die Korrektheit der Takte und Töne, sondern immer das Große Ganze im Blickfeld zu haben, zeugt wohl auch von seiner Erfahrung als Dirigent, die er nicht nur in Stuttgart bei Rossini-Opern bewiesen hat.
Zwei Zugaben waren fällig, zuerst die „Canzoletta espagnola“ von Rossini mit ihrem fast stupiden, drängend engförmigen Rhythmus, und zuletzt ein weiteres Kleinod von Turina brachten durch die hinreißend herzhafte Servierung die beständig gestiegene Stimmung vollends zum begeisterten Überschwall.
Nach diesen spanischen Exkursen wäre es naheliegend und viel versprechend, wenn sich Diana Haller mal dem Metier der Zarzuela widmen würde, zumal es dem Staatsopern-Repertoire gut täte in diese Richtung erweitert zu werden.
Udo Klebes
SCHWARZWÄLDER BOTE, 14.09.2020
Begisterndes Konzert zum Festival-Ende
Rossini-Solistenkonzert - Belcanto Opera Festival Rossini, Bad Wildbad
Begisterndes Konzert zum Festival-Ende
Rossini-Solistenkonzert - Belcanto Opera Festival Rossini, Bad Wildbad
„ Zu den Glanzpunkten des Festspielprogramms gehörten zweifellos auch zwei Konzerte, die zu grandiosen musikalischen Erlebnissen zählen. […] Das zweite Solisten- und gleichzeitig Schlusskonzert gestaltete Diana Haller (Mezzosopran), die bereits 2011 bei Rossini in Wildbad auftrat. Im vergangenen Jahr beeindruckte beim 31. Rossini-Festival die 34-jährige Mezzosopranistin aus Kroatien in der Titelrolle von Tancredi. „ Haller hat eine Stradivari in der Kehle “, so urteilte ein begeisterter Musikkritiker einer Tageszeitung nach einem Konzert mit der bekannten Mezzosopranistin. Am Sonntag zum Abschluss des Rossini Mini-Festivals hatten die Besucher selbst die Möglichkeit, diese Laudatio zu überprüfen.
Haller gehört zu den großen Stimmen, nicht nur im Opernhimmel. Auf bekannten Bühnen in Deutschland, Italien, der Schweiz, den USA und Österreich überzeugte und begeisterte sie bei ihren Auftritten. Für ihre außerordentlichen Leistungen wurde sie vielfach ausgezeichnet. Auch im ausverkauften Wildbader Kurhaus, coronasicher bestuhlt, wurde sie bei ihrem Konzert stürmisch gefeiert. […]
Rezitativ und Kavatine des Tancredi „O patria – Tu che accendi“ bildete den Auftakt des Rossini-Konzertnachmittags. Brillant war dabei Hallers Darbietung. Stimmlich erstklassig in warmer samtener Tiefe, beeindruckend in Höhen und Koloraturen. In sparsam eingesetzter Gestik und Mimik entzückte sie ihre Zuhörer und ließ Erinnerungen an ihre Titelrolle im Jahr 2019 aufleben. Voller Andacht und Inbrunst interpretierte Haller die Arie „Agnus dei“ wie ein Gebet, das D’Elia mit einem brillanten Pianopart abschloss.
Gefühlvoll leitete D’Elia zur Klavierkantate für Contralto „Giovanna d’Arco“ über. Hier zeigte Haller, dass sie eine Meisterin des Belcanto in allen Nuancen ist. Es gelang ihr spielend, die Herausforderungen der Komposition mit entsprechenden Koloraturen umzusetzen. […] Mit den Ariettas „L’esule“ (der Verbannte) und „La viuda del náufrago“ (die andalusische Witwe), einer Ariette Espagnole, grandios stimmlich interpretiert, brillierte Haller auch hier und erhielt dafür stürmischen Beifall des Publikums. Glanz- und Schlusspunkt des Programms war das Rondo finale der Angelina „Nacqui all’affanno“ aus Rossinis bekannter Oper „La Cenerentola“, die in Bad Wildbad mehrfach bei Festivals auf dem Programm stand. Frenetischer Beifall für die glänzende, gesangliche Leistung Hallers sowie des Pianisten D’Elia.
Uneingeschränkt muss dem begeisterten Musikkritiker recht gegeben werden: Haller hat wirklich eine Stradivari in der Kehle. Als Geschenk an das begeisterte Publikum boten die beiden Künstler als Zugabe eine „Canzonetta Espagnola“, ein glänzender Abschluss eines wunderschönen Konzerterlebnisses.“
Götz Bechtle
Haller gehört zu den großen Stimmen, nicht nur im Opernhimmel. Auf bekannten Bühnen in Deutschland, Italien, der Schweiz, den USA und Österreich überzeugte und begeisterte sie bei ihren Auftritten. Für ihre außerordentlichen Leistungen wurde sie vielfach ausgezeichnet. Auch im ausverkauften Wildbader Kurhaus, coronasicher bestuhlt, wurde sie bei ihrem Konzert stürmisch gefeiert. […]
Rezitativ und Kavatine des Tancredi „O patria – Tu che accendi“ bildete den Auftakt des Rossini-Konzertnachmittags. Brillant war dabei Hallers Darbietung. Stimmlich erstklassig in warmer samtener Tiefe, beeindruckend in Höhen und Koloraturen. In sparsam eingesetzter Gestik und Mimik entzückte sie ihre Zuhörer und ließ Erinnerungen an ihre Titelrolle im Jahr 2019 aufleben. Voller Andacht und Inbrunst interpretierte Haller die Arie „Agnus dei“ wie ein Gebet, das D’Elia mit einem brillanten Pianopart abschloss.
Gefühlvoll leitete D’Elia zur Klavierkantate für Contralto „Giovanna d’Arco“ über. Hier zeigte Haller, dass sie eine Meisterin des Belcanto in allen Nuancen ist. Es gelang ihr spielend, die Herausforderungen der Komposition mit entsprechenden Koloraturen umzusetzen. […] Mit den Ariettas „L’esule“ (der Verbannte) und „La viuda del náufrago“ (die andalusische Witwe), einer Ariette Espagnole, grandios stimmlich interpretiert, brillierte Haller auch hier und erhielt dafür stürmischen Beifall des Publikums. Glanz- und Schlusspunkt des Programms war das Rondo finale der Angelina „Nacqui all’affanno“ aus Rossinis bekannter Oper „La Cenerentola“, die in Bad Wildbad mehrfach bei Festivals auf dem Programm stand. Frenetischer Beifall für die glänzende, gesangliche Leistung Hallers sowie des Pianisten D’Elia.
Uneingeschränkt muss dem begeisterten Musikkritiker recht gegeben werden: Haller hat wirklich eine Stradivari in der Kehle. Als Geschenk an das begeisterte Publikum boten die beiden Künstler als Zugabe eine „Canzonetta Espagnola“, ein glänzender Abschluss eines wunderschönen Konzerterlebnisses.“
Götz Bechtle
ONLINE MERKER, 11.10.2019
Traum und Realität
Liederabend Staatsoper Stuttgart; Erstes Liedkonzert mit Diana Haller und Johannes Kammler
Traum und Realität
Liederabend Staatsoper Stuttgart; Erstes Liedkonzert mit Diana Haller und Johannes Kammler
„ Einfühlsam begleitet von Rita Kaufmann (Klavier) konnte sich Diana Haller (Mezzosopran) gleich zu Beginn bei Gustav Mahlers „Liedern aus des Knaben Wunderhorn“ in besonderer Weise profilieren. So spannte sich ein großer dynamischer Spannungsbogen von „Das irdische Leben“ über „Das himmlische Leben“ bis hin zu „Lob des hohen Verstandes“. Insbesondere die traumhaft gleitenden Melodien wurden hier sehr schön betont und ausdrucksvoll gesungen. Zuweilen setzte sich auch eine magische Klangmischung durch. […] Diana Haller konnte sich bei den weiteren Richard-Strauss-Liedern „Cäcilie“, „Allerseelen“, Die Nacht“, „Ich liebe dich“ und vor allem „Zueignung“ in hervorragender Weise steigern. Die große melodische Geste und reizvoll kontrastierende thematische Charaktere wurden hier stilvoll betont. “
Alexander Walther
Alexander Walther
MOZART2006, 12.10.2019
1. Liedkonzert - Diana Haller e Johannes Kammler
Staatsoper Stuttgart
1. Liedkonzert - Diana Haller e Johannes Kammler
Staatsoper Stuttgart
„ Protagonisti erano Diana Haller e Johannes Kammler, due tra le giovani voci più promettenti nell’ ensemble del teatro. Di Diana Haller, trentaduenne mezzosoprano che dopo gli studi con Dunja Vejzovic alla Musikhochschule Stuttgart è subito entrata a far parte della compagnia della Staatsoper divenendone in breve tempo uno fra gli elementi più rappresentativi, ho avuto già modo di parlare in diverse occasioni. Ogni volta che ho ascoltato la giovane cantante fiumana nel repertorio liederistico, ho sempre giudicato in maniera molto positiva il suo modo di accostarsi a questa musica, caratterizzato da un fraseggio scrupolosamente approfondito nei dettagli e da una pronuncia tedesca assolutamente perfetta, fatto ancora più notevole in un’ artista non di madrelingua, che permette di cogliere le sfumature del testo fino ai minimi particolari. Il mezzosoprano croato unisce a un’ abilità tecnica ragguardevole nell’ uso del suo strumento la capacità di creare ritratti e atmosfere espressive di immediata efficacia e presa emotiva, con un’ attenzione ai particolari del fraseggio che dimostra una personalità interpretativa non comune e notevolmente sviluppata soprattutto in rapporto alla sua giovane età. Nei di Gustav Mahler tratti dal ciclo Des Knaben Wunderhorn eseguiti in apertura di serata Diana Haller si è fatta apprezzare per i toni sciolti e spiritosi che ha saputo trovare in Rheinlegendchen e in Lob des hohen Verstandes oltre che per l’ intensità commossa e ispirata dell’ accento in Das irdische Leben, reso con un legato impeccabile e ottimamente calcolato nel crescendo dell’ atmosfera drammatica: Molto bella anche la selezione dedicata ai Lieder di Richard Strauss, autore nel quale la Haller ha colto uno fra i suoi più recenti successi alla Staatsoper Stuttgart come Komponist in Ariadne auf Naxos e che, anche in base a quanto si è ascoltato in questa occasione, sembra particolarmente congeniale ai mezzi espressivi della giovane artista. Nei celeberrimi Lieder Zueignung e Morgen il tono di nobile e commossa intensità espresso dalla cantante fiumana tramite una zizione raffinatamente scolpita e un fraseggio di coinvolgente, commossa carica espressiva era davvero da artista di classe consumata. Questo è il miglior complimento che si può fare a una cantante arrivata ormai quasi alla sua maturità vocale assoluta e dalla quale è lecito aspettarsi cose molto pregevoli nel repertorio tedesco, per esempio nella parte di Oktavian che Diana Haller dovrebbe assolutamente aggiungere al suo repertorio. “
Gianguido Mussomeli
Gianguido Mussomeli
SINDELFINGER/BÖBLINGER ZEITUNG, 31.07.2018
Vom Silberhauch bis zum Abstreifen aller Fesseln
Sindelfingen: Opernstar Diana Haller beim Kunstlied-Festival
Vom Silberhauch bis zum Abstreifen aller Fesseln
Sindelfingen: Opernstar Diana Haller beim Kunstlied-Festival
Diana Haller, Motorrad-Fahrerin und temperamentstrotzendes Koloraturen-Ass der Stuttgarter Oper kam zum vorletzten Liederabend des diesjährigen Kunstliedfestivals Zwerg ins Odeon der SMTT in Begleitung von Pianist Marcelo Amaral. Wer Diana Haller auf der Opernbühne erlebt, der weiß: Bei ihr herrscht Anschnallpflicht. Mit furioser Darstellung und Schwindelgefühle erregendem Koloraturenfeuer kann der Hörer bei ihr leicht aus dem Gleichgewicht geraten.
In Sindelfingen ist mit Lied nun grundsätzlich anderes gefragt. Dass die Mezzosopranistin auch in diesem intimeren Genre zu brillieren versteht, ist aber amtlich. 2012 ersang sie sich den 1. Preis beim Internationalen Wettbewerb für Liedkunst der Hugo Wolf Akademie. Die Einrichtung kooperiert seit dem ersten „Zwerg” mit dem Sindelfinger Kunstliedfestival und ermöglichte diesmal das Haller-Gaspiel. Im wie beim gesamten Zwerg-Festival wieder sehr gut besuchten Odeon der SMTT startet die Sängerin eher berufs- als liedtypisch. „Lied des Orpheus, als er in die Hölle ging” gehört auch vom Stoff um den mythischen Musiker Orpheus, der mit einem Abstieg in die Hölle seine dort darbende, verstorbene Geliebte Eurydike auslösen will, zu Franz Schuberts sehr opernaffinen Liedern. Spätestens mit dem zweiten Stück im Schubert-Block „Am See” wird aber greifbar, warum die gefeierte Opernfrau stets auch die Liedbühne sucht. Hier kann und darf sie sich in den Zonen tummeln, wo die Stimme zum Silberhauch mutiert, zu leise, zu subtil um alle Ränge eines Opernhauses zu erreichen. Hallers sängerischen Möglichkeiten aber so nah vor den eigenen Füßen zu erleben ist fantastisch: scheinbar beliebig lange Steigerungsbögen ohne Atemzäsur, aber auch Decrescendi bis nahe an die Unhörbarkeit, ohne dass die Stimme minimalste Auflösungserscheinungen offenbart.
Die Schubert-Ballade „Der Zwerg” um einen kleinwüchsigen Königinnen-Killer zeigt bei allem sphärischen Ausloten zwischen entrückter Astralorientierung des todesgewissen Opfers und einem donnernd-dröhnendem Mordbuben aber ganz deutlich, dass Diana Haller sich zwar keine sängerische, aber darstellerische Askese verordnet hat. Nicht einmal den Kopf hebt sie zu Königinnens Sternenblick.
Deutlicher als mit Schubert spielt sie zu Gustav Mahlers „Lieder eines fahrenden Gesellen” über einen unter schwersten Liebesdepressionen leidenden Jüngling ihr herrliches Stimmformat aus, was die Malerstücke, als Orchesterlieder 1896 uhaufgeführt, auch bestens vertragen. Und Pianist Marcelo Amaral entpuppt sich dabei zum Ende des ersten Konzertblocks als veritables Dosierungswunder. Mit bei Bedarf samtige Hand und Nuance stets gut für geschwisterlich-adäquate Partnerschaft zu Hallers Zartheitserkundungen, signiert er den Mahler-Zyklus im klitzekleinen Klavier-Nachspiel mit den behutsamsten und abgetöntesten Pianissimo des ganzen Konzertes: Vermeintlich schon versöhnt, weil längst die Sängerin im wolkenlosen Dur-Schlummer schwebt, schleicht sich dieser letzte Tastenklang in Moll wie ein tödliches, in seiner Feinheit alle Rezeptoren-Barrieren überwindendes Zweifelsgift in Hörers Hirn. Versöhnung? Mitnichten, implantiert das Flügelflüstern.
Von keck bis morbid verliebt
Von keck über morbid verliebt ins eigene Leiden bis zu hormonüberschießender Euphorie und Grandezza durchmisst Diana Haller grenzenlos wandlungsfähig nach der Pause eine Auswahl aus Hugo Wolfs „Spanisches Liederbuch” um mit dem viele Opernregister ziehenden kleinen spanisch-impressionistischen Liedzyklus Joacquin Turinas „Poema en forma de canciones” ihr Gastspiel mit Effekt zu beschließen. In der Zugabe mit Mahlers „Rheinlegendchen” und Rossinis artistischem „Arietta alla spagnola” aber streift Diana Haller sämtliche selbst auferlegten Fesseln ab und ruft zum großen Gaudium des Publikums mit Schauspieleinlagen ihr darstellerisches Potenzial auf. Man denkt sich unweigerlich ein Nanu. Mag ihr Liedvortrag großartig gewesen sein, so sind diese Zugaben großartigst.
Bernd Heiden
In Sindelfingen ist mit Lied nun grundsätzlich anderes gefragt. Dass die Mezzosopranistin auch in diesem intimeren Genre zu brillieren versteht, ist aber amtlich. 2012 ersang sie sich den 1. Preis beim Internationalen Wettbewerb für Liedkunst der Hugo Wolf Akademie. Die Einrichtung kooperiert seit dem ersten „Zwerg” mit dem Sindelfinger Kunstliedfestival und ermöglichte diesmal das Haller-Gaspiel. Im wie beim gesamten Zwerg-Festival wieder sehr gut besuchten Odeon der SMTT startet die Sängerin eher berufs- als liedtypisch. „Lied des Orpheus, als er in die Hölle ging” gehört auch vom Stoff um den mythischen Musiker Orpheus, der mit einem Abstieg in die Hölle seine dort darbende, verstorbene Geliebte Eurydike auslösen will, zu Franz Schuberts sehr opernaffinen Liedern. Spätestens mit dem zweiten Stück im Schubert-Block „Am See” wird aber greifbar, warum die gefeierte Opernfrau stets auch die Liedbühne sucht. Hier kann und darf sie sich in den Zonen tummeln, wo die Stimme zum Silberhauch mutiert, zu leise, zu subtil um alle Ränge eines Opernhauses zu erreichen. Hallers sängerischen Möglichkeiten aber so nah vor den eigenen Füßen zu erleben ist fantastisch: scheinbar beliebig lange Steigerungsbögen ohne Atemzäsur, aber auch Decrescendi bis nahe an die Unhörbarkeit, ohne dass die Stimme minimalste Auflösungserscheinungen offenbart.
Die Schubert-Ballade „Der Zwerg” um einen kleinwüchsigen Königinnen-Killer zeigt bei allem sphärischen Ausloten zwischen entrückter Astralorientierung des todesgewissen Opfers und einem donnernd-dröhnendem Mordbuben aber ganz deutlich, dass Diana Haller sich zwar keine sängerische, aber darstellerische Askese verordnet hat. Nicht einmal den Kopf hebt sie zu Königinnens Sternenblick.
Deutlicher als mit Schubert spielt sie zu Gustav Mahlers „Lieder eines fahrenden Gesellen” über einen unter schwersten Liebesdepressionen leidenden Jüngling ihr herrliches Stimmformat aus, was die Malerstücke, als Orchesterlieder 1896 uhaufgeführt, auch bestens vertragen. Und Pianist Marcelo Amaral entpuppt sich dabei zum Ende des ersten Konzertblocks als veritables Dosierungswunder. Mit bei Bedarf samtige Hand und Nuance stets gut für geschwisterlich-adäquate Partnerschaft zu Hallers Zartheitserkundungen, signiert er den Mahler-Zyklus im klitzekleinen Klavier-Nachspiel mit den behutsamsten und abgetöntesten Pianissimo des ganzen Konzertes: Vermeintlich schon versöhnt, weil längst die Sängerin im wolkenlosen Dur-Schlummer schwebt, schleicht sich dieser letzte Tastenklang in Moll wie ein tödliches, in seiner Feinheit alle Rezeptoren-Barrieren überwindendes Zweifelsgift in Hörers Hirn. Versöhnung? Mitnichten, implantiert das Flügelflüstern.
Von keck bis morbid verliebt
Von keck über morbid verliebt ins eigene Leiden bis zu hormonüberschießender Euphorie und Grandezza durchmisst Diana Haller grenzenlos wandlungsfähig nach der Pause eine Auswahl aus Hugo Wolfs „Spanisches Liederbuch” um mit dem viele Opernregister ziehenden kleinen spanisch-impressionistischen Liedzyklus Joacquin Turinas „Poema en forma de canciones” ihr Gastspiel mit Effekt zu beschließen. In der Zugabe mit Mahlers „Rheinlegendchen” und Rossinis artistischem „Arietta alla spagnola” aber streift Diana Haller sämtliche selbst auferlegten Fesseln ab und ruft zum großen Gaudium des Publikums mit Schauspieleinlagen ihr darstellerisches Potenzial auf. Man denkt sich unweigerlich ein Nanu. Mag ihr Liedvortrag großartig gewesen sein, so sind diese Zugaben großartigst.
Bernd Heiden
SÜDWEST PRESSE, 02.02.2018
Toller „klassisch!“ - Liederabend
Stadthaus Ulm - Liederabend Diana Haller und Samuel Hasselhorn
Toller „klassisch!“ - Liederabend
Stadthaus Ulm - Liederabend Diana Haller und Samuel Hasselhorn
„ Diana Haller, Samuel Hasselhorn und Marcelo Amaral zelebrieren einen hochwertigen Liederabend mit Werken von Schumann, Schubert, Brahms und Mahler. […] und die Königin, die war an diesem Mittwochabend im Stadthaus Diana Haller, die ebenso wonnevoll intonierte. Mit dem Pianisten Marcelo Amaral gaben die Mezzosopranistin und der Bariton in der „klassisch!“-Reihe der SÜDWEST PRESSE in Kooperation mit der Hugo-Wolf-Akademie einen hochwertigen Liederabend. […]
Schon bei den ersten Schumann-Duetten war klar: Das sind zwei Stimmen, die harmonieren. Es folgten gleich ihr dramatischer „Löwenbraut“-Vortrag und sein machtvoller „Belsatzar“. Drama? Drama! Und zwar mit Schubert: Diana Haller packte den „Zwerg“ an – bemerkenswert, wie gut jede einzelne Silbe zu verstehen war. […] Man kann diesen kraftvollen stimmlichen Vortrag geradezu als Leistungssport bewundern: Diana Haller mit ihrer Intensität, ihrer breiten Ausdruckspalette, ihrem staunenswerten Stimmumfang, Samuel Hasselhorn mit seinem kernigen, mächtigen Bariton.
Vier Brahms-Duette sangen die beiden, da schenkte man in „Die Nonne und der Ritter“ Eichendorff-Zeilen wie „Ach, mein Herz ist so beklommen!“ Glauben. „Der Jäger und sein Liebchen“ kosteten sie im vollendeten Miteinander aus. „Von ewiger Liebe“ erzählte Diana Haller dann, und zwar glühend: „Eisen und Stahl, sie können zergehn, / unsere Liebe muss ewig bestehn!“ […] Hoch amüsant zelebrierten die Drei schließlich Mahler-Lieder aus „Des Knaben Wunderhorn“: nicht nur ein musikalisches, sondern auch ein schauspielerisch-mimisches Vergnügen mit scheelen oder kecken Blicken. „Die Lieb’ ist noch nicht aus!“.“
Magdi Aboul-Kheir
Schon bei den ersten Schumann-Duetten war klar: Das sind zwei Stimmen, die harmonieren. Es folgten gleich ihr dramatischer „Löwenbraut“-Vortrag und sein machtvoller „Belsatzar“. Drama? Drama! Und zwar mit Schubert: Diana Haller packte den „Zwerg“ an – bemerkenswert, wie gut jede einzelne Silbe zu verstehen war. […] Man kann diesen kraftvollen stimmlichen Vortrag geradezu als Leistungssport bewundern: Diana Haller mit ihrer Intensität, ihrer breiten Ausdruckspalette, ihrem staunenswerten Stimmumfang, Samuel Hasselhorn mit seinem kernigen, mächtigen Bariton.
Vier Brahms-Duette sangen die beiden, da schenkte man in „Die Nonne und der Ritter“ Eichendorff-Zeilen wie „Ach, mein Herz ist so beklommen!“ Glauben. „Der Jäger und sein Liebchen“ kosteten sie im vollendeten Miteinander aus. „Von ewiger Liebe“ erzählte Diana Haller dann, und zwar glühend: „Eisen und Stahl, sie können zergehn, / unsere Liebe muss ewig bestehn!“ […] Hoch amüsant zelebrierten die Drei schließlich Mahler-Lieder aus „Des Knaben Wunderhorn“: nicht nur ein musikalisches, sondern auch ein schauspielerisch-mimisches Vergnügen mit scheelen oder kecken Blicken. „Die Lieb’ ist noch nicht aus!“.“
Magdi Aboul-Kheir
KREISZEITUNG BÖBLINGER BOTE, 19.10.2016
In der Höhe fühlt sie sich wohl
Opernsängerin Diana Haller war am Sonntag im Rahmen der Schlosskonzertreihe zu Gast
In der Höhe fühlt sie sich wohl
Opernsängerin Diana Haller war am Sonntag im Rahmen der Schlosskonzertreihe zu Gast
Dätzingen - Im dortigen Schloss stellte sich nun eine junge Mezzosopranistin vor, die in den letzten Jahren eine steile Karriere gemacht hat: Diana Haller. Ihre Stimme füllt die großen Häuser. Die 29-Jährige tritt in der Dresdner Semperoper oder in der New Yorker Metropolitan Opera auf. Bei den Salzburger Festspielen sang sie an der Seite von Anna Netrebko und Placido Domingo (einem der größten Tenöre überhaupt). Seit sechs Jahren ist sie Ensemblemitglied der Staatsoper Stuttgart. Die Kritiker der Zeitschrift „Opernwelt“ kürten sie 2013 zur Nachwuchssängerin des Jahres. Im Maltesersaal von Schloss Dätzingen widmete sich die Opernsängerin dem Lied. Für sie ist das vertrautes Terrain: 2014 gab Haller eine CD mit Liedern von Robert Schumann und Hugo Wolf heraus. Zwei Jahre zuvor hatte sie den ersten Preis beim Internationalen Hugo-Wolf-Liedwettbewerb in Stuttgart gewonnen, zusammen mit ihrer Klavierpartnerin Katharina Landl, die auch beim Dätzinger Konzert am Flügel saß. Die Mezzosopranistin mit italienisch-kroatischen Wurzeln wurde 1986 im kroatischen Rijeka geboren. Dorthin kehrte sie dieses Jahr zurück, am Kroatischen Nationaltheater sang Haller die Titelpartie in einer Händeloper.
In Dätzingen brachte sie auch Musik aus ihrer Heimat zu Gehör. Dass sie eine riesige, üppige Stimme besitzt, die fast den kleinen Saal sprengt, wurde bereits am Anfang deutlich: bei drei Liedern von Franz Schubert. In „Sehnsucht“ D 879 findet sich die Zeile: „ ... dass ich singen darf“. Natürlich hebt die Mezzosopranistin diese Worte hervor. Von der Sehnsucht ist auch im Lied „Die Taubenpost“ die Rede. „Kennt ihr sie?“ Ein opernhafter Schubert, kein verzärtelter, kein weicher, sonorer. Diana Haller begnügte sich bei ihrem Dätzinger Liederabend nicht mit großen Namen (Schubert, Mahler, Rossini), sie sang Werke von kroatischen Komponisten, die man sonst nie hört. „Einsamkeit“ von Blagoje Bersa (1873-1934) gab sie inständig und markierte das Schlüsselwort „elend“. Der Komponist bedient sich hier der deutschen Sprache. Seine Kollegen, Josip Hatze etwa, benutzen das Kroatische, und deshalb waren die deutschen Übersetzungen im Programmheft abgedruckt. Josip Kaplans (1910-1996) „Dugo u noc“ („Lange in der Nacht“) beginnt mit einfachen Klavierakkorden, die sich verdunkeln. Expressive Farben steuert die Sängerin bei. Durchdringend klingt die Stimme in der Höhe, aber beim letzten Wort „noc“ (Nacht) nimmt sie sich zurück. Haller zur Seite saß die Pianistin Katharina Landl, die schon einmal in Dätzingen zu Gast war, eine Musikerin mit eigenem Profil und flexiblem Anschlag.
Nach der Pause Gustav Mahler. Der große Sinfoniker war auch ein Meister des Liedes, ein Virtuose der Verdichtung, der mit wenigen Tönen Atmosphäre schaffen konnte. Im „Rheinlegendchen“ geht es noch relativ harmlos, heiter und humorvoll zu. Das „Urlicht“ ist eine ganz andere Welt, es stammt aus Mahlers „Wunderhorn-Liedern“ und beginnt düster: „Der Mensch liegt in größter Not.“ Ganz verinnerlicht, mit großer Gestaltungskraft sang Haller das. Für Mahler ist diese Musik zentral und findet Einzug in seine zweite Sinfonie. Fast gehaucht sang die Sopranistin den Anfang, sensibel das „da kam ich auf einen breiten Weg“. Die Stimme gewann an Kraft und formte das „nicht abweisen“ etwas energischer. Nach dieser leisen und doch bannenden Interpretation war es im fast ausverkauften Maltesersaal lange still. Das Publikum folgte aufmerksam.
Das Duo endet beim venezianischen Ruderwettstreit „Von meinen Farben umgeben“, so begann der Gioachino-Rossini-Block des Konzertabends. Beide Künstlerinnen stellten hier ihr Temperament unter Beweis. Einzelne Wörter wie „Crudel“ erhielten eine ganz eigene Färbung. „Aragonese“ von Rossini ist ein kurzes Lied. Es endet mit den Worten „Non lo sperar da me!“ – „Erwart es nicht von mir!“ Diese fünf Worte werden mehrmals wiederholt, immer drängender, immer dramatischer, immer kunstvoller, da glänzt die Sängerin mit ihrer Technik, demonstriert ihre Geläufigkeit, inszeniert mühelos halsbrecherische Koloraturen. Haller sang den Abend über mit elektrisierender Intensität. Immer wieder eroberte sie die höchsten Töne: In der Höhe fühlt sie sich wohl. Das Duo endete in Venedig: „La regata veneziana“ („Der venezianische Ruderwettstreit“). Pianistin und Mezzosopranistin musizierten hier nicht um die Wette, sondern wirbelten gemeinsam durch dieses dreiteilige Schlussstück. Dafür gab es die meisten Bravos. Zwei Zugaben: eine von Blagoje Bersa und eine von Hugo Wolf.
Jan Renz
In Dätzingen brachte sie auch Musik aus ihrer Heimat zu Gehör. Dass sie eine riesige, üppige Stimme besitzt, die fast den kleinen Saal sprengt, wurde bereits am Anfang deutlich: bei drei Liedern von Franz Schubert. In „Sehnsucht“ D 879 findet sich die Zeile: „ ... dass ich singen darf“. Natürlich hebt die Mezzosopranistin diese Worte hervor. Von der Sehnsucht ist auch im Lied „Die Taubenpost“ die Rede. „Kennt ihr sie?“ Ein opernhafter Schubert, kein verzärtelter, kein weicher, sonorer. Diana Haller begnügte sich bei ihrem Dätzinger Liederabend nicht mit großen Namen (Schubert, Mahler, Rossini), sie sang Werke von kroatischen Komponisten, die man sonst nie hört. „Einsamkeit“ von Blagoje Bersa (1873-1934) gab sie inständig und markierte das Schlüsselwort „elend“. Der Komponist bedient sich hier der deutschen Sprache. Seine Kollegen, Josip Hatze etwa, benutzen das Kroatische, und deshalb waren die deutschen Übersetzungen im Programmheft abgedruckt. Josip Kaplans (1910-1996) „Dugo u noc“ („Lange in der Nacht“) beginnt mit einfachen Klavierakkorden, die sich verdunkeln. Expressive Farben steuert die Sängerin bei. Durchdringend klingt die Stimme in der Höhe, aber beim letzten Wort „noc“ (Nacht) nimmt sie sich zurück. Haller zur Seite saß die Pianistin Katharina Landl, die schon einmal in Dätzingen zu Gast war, eine Musikerin mit eigenem Profil und flexiblem Anschlag.
Nach der Pause Gustav Mahler. Der große Sinfoniker war auch ein Meister des Liedes, ein Virtuose der Verdichtung, der mit wenigen Tönen Atmosphäre schaffen konnte. Im „Rheinlegendchen“ geht es noch relativ harmlos, heiter und humorvoll zu. Das „Urlicht“ ist eine ganz andere Welt, es stammt aus Mahlers „Wunderhorn-Liedern“ und beginnt düster: „Der Mensch liegt in größter Not.“ Ganz verinnerlicht, mit großer Gestaltungskraft sang Haller das. Für Mahler ist diese Musik zentral und findet Einzug in seine zweite Sinfonie. Fast gehaucht sang die Sopranistin den Anfang, sensibel das „da kam ich auf einen breiten Weg“. Die Stimme gewann an Kraft und formte das „nicht abweisen“ etwas energischer. Nach dieser leisen und doch bannenden Interpretation war es im fast ausverkauften Maltesersaal lange still. Das Publikum folgte aufmerksam.
Das Duo endet beim venezianischen Ruderwettstreit „Von meinen Farben umgeben“, so begann der Gioachino-Rossini-Block des Konzertabends. Beide Künstlerinnen stellten hier ihr Temperament unter Beweis. Einzelne Wörter wie „Crudel“ erhielten eine ganz eigene Färbung. „Aragonese“ von Rossini ist ein kurzes Lied. Es endet mit den Worten „Non lo sperar da me!“ – „Erwart es nicht von mir!“ Diese fünf Worte werden mehrmals wiederholt, immer drängender, immer dramatischer, immer kunstvoller, da glänzt die Sängerin mit ihrer Technik, demonstriert ihre Geläufigkeit, inszeniert mühelos halsbrecherische Koloraturen. Haller sang den Abend über mit elektrisierender Intensität. Immer wieder eroberte sie die höchsten Töne: In der Höhe fühlt sie sich wohl. Das Duo endete in Venedig: „La regata veneziana“ („Der venezianische Ruderwettstreit“). Pianistin und Mezzosopranistin musizierten hier nicht um die Wette, sondern wirbelten gemeinsam durch dieses dreiteilige Schlussstück. Dafür gab es die meisten Bravos. Zwei Zugaben: eine von Blagoje Bersa und eine von Hugo Wolf.
Jan Renz
DIE RHEINPFALZ, 09.08.2014
Die Virtuosität der menschlichen Stimme
Liederabend Diana Haller - Kirchheimer Liedersommer
Die Virtuosität der menschlichen Stimme
Liederabend Diana Haller - Kirchheimer Liedersommer
„Was die beiden Künstlerinnen mit ihrem Wolf-Schumann-Programm in der Protestantischen Kirche boten, war schlicht beglückend und hätte jedem traditionsreichen Konzertzyklus einer Metropole oder Festival zur Ehre gereicht.
Zunächst: Eine derart schön gefärbte, glanzvolle Mezzostimme wie diejenige, über die Diana Haller verfügt, hat absoluten Seltenheitswert. Die in Rijeka geborene junge kroatische Sängerin – in Triest, London und Stuttgart ausgebildet, dort Ensemblemitglied der Staatsoper und am Anfang einer bedeutenden internationalen Laufbahn stehend – hat eine Stradivari in der Kehle. Dieses prachtvolle Instrument wird mit vollkommener Meisterschaft beherrscht. Die Linienführung blieb im Kirchheimer Konzert durchgehend makellos, jede Regung, jede noch so kleine Abtönung war perfekt kontrolliert, wobei Haller die gewaltige, opernhafte Klangfülle ihres Organs stets behutsam zurückzunehmen verstand. Ihre Pianokultur wirkte ungemein beeindruckend, ganz besonders durch Schattierungsreichtum. Säuseln können nicht wenige Sänger, die von Haller gebotene Vielfalt der Zwischentöne, -farben und Übergänge oft auf engstem Raum sprach indes für außerordentlich verfeinerte Sensibilität.
Am bestechendsten freilich wirkte die unerhört differenzierte Musikalität der jungen Mezzosopranistin, die in Stuttgart unter anderem in Rossinis Oper „La Cenerentola“ begeistert hat. Sie überzeugt mit Eleganz und expressivem Nachdruck in ihrem Vortrag. Dabei garantiert sie stets größte Textverständlichkeit und sorgt so auch für eine kontinuierliche Spannungslinie und erfüllte Momente. Zu vernehmen gab es dabei immer wieder wahre Herztöne. Den Titel des letzten Stücks aus Schumanns „Kinderszenen“, „Der Dichter spricht“, paraphrasierend, könnte man sagen, „die Dichterin sang“.
Erinnert sei an die feinen, leisen, schmerzlichen Töne in Schumanns „Stille Tränen“ und in „An eine Äolsharfe“ von Wolf oder an den Charme, den Haller bei „In dem Schatten meiner Locken“ aus Wolfs „Spanischem Liederbuch“ verströmt hatte. Diesen Liedern standen die vor Leidenschaft bebenden, unverstellt dramatischen Töne von Schumanns „Lust der Sturmnacht“ und „Verschling’ der Abgrund“ aus Wolfs „Italienischem Liederbuch“ gegenüber. Lebhafter Beifall am Ende des Konzerts und zwei Zugaben: „Lehn’ deine Wang’“ von Schumann und die Wiederholung von „Verschling’ der Abgrund“.“
Gabor Halasz
„Eine wirklich großartige, Klangvolumen verschwendende, präzis und klug eingesetzte Stimme: Was die Mezzosopranistin Diana Haller im – wegen Erkrankung verschobenen – Eröffnungskonzert des Kirchheimer Liedersommers bot, war grandios. Der Zuhörer durfte sich über makellose, energiegeladene Gesangskunst ebenso freuen wie über stets überzeugende, großen Reichtum an Gegensätzen und Klangschattierungen mit merklicher Wonne auskostende Interpretationskunst, die in opernhafter Dramatik schwelgte und im verhaltenen Piano ebenso überzeugte.“
--- hap, Eröffnung grandios nachgeholt, in: Die Rheinpfalz, 09.08.2014
Zunächst: Eine derart schön gefärbte, glanzvolle Mezzostimme wie diejenige, über die Diana Haller verfügt, hat absoluten Seltenheitswert. Die in Rijeka geborene junge kroatische Sängerin – in Triest, London und Stuttgart ausgebildet, dort Ensemblemitglied der Staatsoper und am Anfang einer bedeutenden internationalen Laufbahn stehend – hat eine Stradivari in der Kehle. Dieses prachtvolle Instrument wird mit vollkommener Meisterschaft beherrscht. Die Linienführung blieb im Kirchheimer Konzert durchgehend makellos, jede Regung, jede noch so kleine Abtönung war perfekt kontrolliert, wobei Haller die gewaltige, opernhafte Klangfülle ihres Organs stets behutsam zurückzunehmen verstand. Ihre Pianokultur wirkte ungemein beeindruckend, ganz besonders durch Schattierungsreichtum. Säuseln können nicht wenige Sänger, die von Haller gebotene Vielfalt der Zwischentöne, -farben und Übergänge oft auf engstem Raum sprach indes für außerordentlich verfeinerte Sensibilität.
Am bestechendsten freilich wirkte die unerhört differenzierte Musikalität der jungen Mezzosopranistin, die in Stuttgart unter anderem in Rossinis Oper „La Cenerentola“ begeistert hat. Sie überzeugt mit Eleganz und expressivem Nachdruck in ihrem Vortrag. Dabei garantiert sie stets größte Textverständlichkeit und sorgt so auch für eine kontinuierliche Spannungslinie und erfüllte Momente. Zu vernehmen gab es dabei immer wieder wahre Herztöne. Den Titel des letzten Stücks aus Schumanns „Kinderszenen“, „Der Dichter spricht“, paraphrasierend, könnte man sagen, „die Dichterin sang“.
Erinnert sei an die feinen, leisen, schmerzlichen Töne in Schumanns „Stille Tränen“ und in „An eine Äolsharfe“ von Wolf oder an den Charme, den Haller bei „In dem Schatten meiner Locken“ aus Wolfs „Spanischem Liederbuch“ verströmt hatte. Diesen Liedern standen die vor Leidenschaft bebenden, unverstellt dramatischen Töne von Schumanns „Lust der Sturmnacht“ und „Verschling’ der Abgrund“ aus Wolfs „Italienischem Liederbuch“ gegenüber. Lebhafter Beifall am Ende des Konzerts und zwei Zugaben: „Lehn’ deine Wang’“ von Schumann und die Wiederholung von „Verschling’ der Abgrund“.“
Gabor Halasz
„Eine wirklich großartige, Klangvolumen verschwendende, präzis und klug eingesetzte Stimme: Was die Mezzosopranistin Diana Haller im – wegen Erkrankung verschobenen – Eröffnungskonzert des Kirchheimer Liedersommers bot, war grandios. Der Zuhörer durfte sich über makellose, energiegeladene Gesangskunst ebenso freuen wie über stets überzeugende, großen Reichtum an Gegensätzen und Klangschattierungen mit merklicher Wonne auskostende Interpretationskunst, die in opernhafter Dramatik schwelgte und im verhaltenen Piano ebenso überzeugte.“
--- hap, Eröffnung grandios nachgeholt, in: Die Rheinpfalz, 09.08.2014
DIE RHEINPFALZ, 09.08.2014
Eröffnung grandios nachgeholt
Liederabend Diana Haller und Barbara Baun
Eröffnung grandios nachgeholt
Liederabend Diana Haller und Barbara Baun
„Eine wirklich großartige, Klangvolumen verschwendende, präzis und klug eingesetzte Stimme: Was die Mezzosopranistin Diana Haller im – wegen Erkrankung verschobenen – Eröffnungskonzert des Kirchheimer Liedersommers bot, war grandios. Der Zuhörer durfte sich über makellose, energiegeladene Gesangskunst ebenso freuen wie über stets überzeugende, großen Reichtum an Gegensätzen und Klangschattierungen mit merklicher Wonne auskostende Interpretationskunst, die in opernhafter Dramatik schwelgte und im verhaltenen Piano ebenso überzeugte.“
hap
hap